100.000 voci da tutto il mondo si uniscono per la difesa ecologica di Intag

Consegnate oltre 100.000 firme per Intag all'ambasciata cilena a Berlino “Il Cile può salvare le foreste dell'Ecuador”, questo il messaggio per l'ambasciata cilena a Berlino (Foto: Christine Denck) (© © Christine Denck)

22 set 2014

Hanno informato il governo cileno sugli impatti ambientali e sociali del progetto minerario della compagnia statale CODELCO - cilena - in Ecuador.

“La gigante cilena CODELCO vanta un'esperienza nell'estrazione del rame in ambienti aridi, come il deserto di Atacama, però ha scarsa esperienza in zone come quella di Intag, una regione con foreste di montagna subtropicali che fanno parte della bio regione Chocó”, ha decretato Carlos Zorrilla della Defensa y Conservación Ecológica di Intag DECOIN, che si è recato all'ambasciata cilena a Berlino per incontrare il responsabile per l'ambiente, il Sig. Francisco Mackenney.

Una delegazione di Salviamo la Foresta e della associazione Intag e.V., ha inoltre consegnato plichi di documentazione e lettere di varie organizzazioni e autorità di Intag, così come una petizione firmata da oltre 100.000 persone nella quale si spiega il modo in cui il Cile può contribuire a salvare le foreste dell'Ecuador: ritirandosi dal progetto minerario Llurimagua che implica un impatto senza precedenti, dimostrato, nelle foreste con una elevata biodiversità ed un valore unico.

Le violazioni dei diritti umani ad Intag sono aumentate in modo esponenziale con la presenza e le attività della CODELCO nella zona. Nonostante questo, il Sig. Mackennedy ha replicato che le questioni dei diritti umani sono responsabilità del paese interessato – in questo caso dell'Ecuador.

Così, la delegazione successivamente si è diretta all'ambasciata ecuatoriana, dove è stata ricevuta dal Ministro dell'ambasciata, il Sig. Fernando Bucheli. Bisogna sottolineare che ad oggi, nessuna autorità competente in Ecuador ha risposto alle richieste internazionali riguardo alle spiegazioni per la detenzione di Javier Ramírez, agricoltore e padre di famiglia, detenuto dall'aprile di quest'anno per opporsi – come la maggior parte della popolazione di Intag – al progetto minerario, senza aver commesso alcun crimine. Il Sig. Bucheli ha confermato che – così come le organizzazioni ambientaliste e sociali che hanno solidarizzato – nemmeno l'ambasciata ha ricevuto risposte da parte delle autorità dell'Ecuador competenti in questo caso. “Da tutto il mondo, organizzazioni e persone che siamo state ad Intag e conosciamo Javier Ramírez ed il suo operato come presidente della sua comunità e difensore delle foreste, continuiamo a chiedere più che semplici risposte: la sua scarcerazione immediata e la cancellazione dell'imputazione”, dice Susann Abouledahab della Asociación Intag e.V. , con sede in Germania.

Le inquietudini sono state ricevute con grande interesse e preoccupazione e con l'impegno di trasmetterle alle autorità competenti di entrambi i paesi. “Ci hanno detto che potranno passare dei mesi prima che possiamo ricevere una risposta, per questo ci prepariamo a continuare seguendo in modo esaustivo questo caso assieme alla pressione dei cittadini, che è un elemento fondamentale nella difesa della natura e dei diritti umani”, afferma Guadalupe Rodríguez di Salva la Selva – Salviamo la Foresta.