Foresta per i popoli isolati in Equador

Indigeni in isolamento volontario nell'Amazzonia equatoriana Alcuni popoli indigeni vivono in isolamento volontario (© Bejat McCracken - Montage : RdR)
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Il recente  omicidio nell’Amazzonia equatoriana della coppia di anziani indigeni Ompore e Buganey, nella provincia di Orellana è stata la ‘risposta’ all’omicidio di olre 30 indigeni taromenani. Dietro a questa spirale di vendette e uccisioni tra clan si nascondono molteplici interessi . Chiediamo l’intervento dello Stato equatoriano.

News e aggior­namenti Lettera

CA: Presidente Rafael Correa; Ministro della Giustizia Dot.ssa Johana Farina Pesántez Benítez; Procuratore Generale Sig. Galo Chiriboga; Ministro delle Risorse Naturali Non Rinnovabili, Ing. Pedro Merizalde Pavón

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I tageri e i taromenani vivono isolati per decisione propria nella foresta. Per il mondo ‘civilizzato’, del ‘progresso’ e della ‘crescita economica’ è più conveniente integrarli che rispettare e difendere la loro decisione. Per questo sono sempre più prossimi allo sterminio definitivo.

L’espansione petrolifera limita, contamina e opprime i popoli in isolamento volontario

Le morti sono avvenute nel lotto petrolifero 16 della spagnola REPSOL. Il governo equatoriano continua a espandere la frontiera pterolifera nell’Amazzonia, a sud ovest, offrendo altre 21 concessioni con la XI Gara d’Appalto (3 mila ha di foresta) aperta alle compagnie straniere.

Responsabilitá dello Stato equatoriano

Lo Stato deve proteggere la vita e i diritti dei popoli isolati. Esistono misure cautelari di protezione della Corte Interamericana dei Diritti Umani CIDH, dal 2006. La Procura Generale dello Stato sta indagando sulle uccisioni, anche se il Ministero della Giustizia, Diritti Umani e Culto, responsabile dell’attuazione delle Misure Cautelari considera i fatti come semplici dicerie.

Lo Stato deve indagare e sanzionare l’accaduto e le relative omissioni, implementando una Politica per i Popoli Isolati che rispetti la loro vita, isolamento volontario e ponga fine alle minacce che li opprimono: l’espansione petrolifera, l’estrazione forestale, la costruzione di strade e la colonizzazione.

Infor­mazioni

Antecedenti

I recenti episodi di morte e vendetta avvenuti tra i Waorani (nazionalità amazzonica di recente contatto) e y Tageiri – Taromenani (popoli indigeni in isolamento o isolati), tra i mesi di marzo e aprile del 2013 ci sollecitano e ci chiamano a una profonda riflessione come cittadine/i e a prendere una posizione sul tema.

Dal punto di vista etico, si tratta di una situazione complessa che colpisce le popolazioni indigene dell’Amazzonia e che ci fa ricordare situazioni simili di sterminio e perdita culturale, avvenute durante il lungo processo di avanazamento dello sviluppo, del mercato e della globalizzazione.

Riteniamo che la recente morte degli anziani Waorani Ompore e Buganey della comunità di Yarentaro, nella parte di foresta del lotto 16 nella provincia di Orellana, e dell’assasinio di un clan taromenani per mano, presumibilmente, di appartenenti alla nazionalità waorani, che si trovano nel Parco Nazionale Yasuní e nelle prossimità dello stesso, sempre in territorio waorani, deve essere investigato con urgenza e con le misure richieste dal caso.

È determinante che lo Stato realizzi un’indagine che faccia si che si comprenda in modo profondo e preciso qual’è la dinamica e struttura interna dei waorani e qual’è la relazione waorani-taromeani, così come quella con altre famiglie o gruppi isolati che hanno portato a tante perdite umane. Per questo è necessario risaltare la condizione di vulnerabilità dei gruppi isolati tangeiri-taromenani e altri, affinchè lo Stato garantisca loro una protezione efficace che cauteli il loro diritto alla vita e all’autodeterminazione.

Allo stesso tempo è fondamentale che lo Stato analizzi i fattori componenti l’economia politica regionale come: il modello di sviluppo estrattivista vincolato allo sfruttamento degli idrocarburi, consolidatosi nel nord ovest del paese dagli anni settanta; la permanente costruzione di tratti di strada che si intrecciano in tutto il paese lungo il tratto di Pindo, Maxus, Auca e il nuovo tratto del lotto 31, rappresentando un problema serio legato all’estrazione forestale, la colonizzazione, l’estinzione della fauna e flora silvestre, la caccia a fini commerciali, il turismo indiscriminato, questi tra i più rilevanti. È arbitrario quindi ridurre il conflitto unicamente al contrasto tra waorani e taromenani ignorando i fattori storici, economici e politici contestuali che hanno acuito le tensioni interne.

È importante sottolineare che il modello di sviluppo estrattivista che si rafforza nel paese è in contraddizione e impedisce di fatto l’attuazione del Sumak Kawsay, ovvero dei Diritti Collettivi e i Diritti della Natura riconosciuti nella Costituzione dell’Equador (2008). Il conflitto attuale ci impone come società il dibattito sulla necessità di procedere decisamente verso un cambiamento riguardo la questione energetica e il modello economico. In modo esplicito o implicito questo modello  ha promosso l’assimilazione, l’integrazione, il contatto e sterminio delle popolazioni indigene e ancestrali, considerandole come un ostacolo anacronistico allo sviluppo, con la conseguente violazione dei loro diritti umani fondamentali.

Considerando:

Considerando la prospettiva internazionale dei Diritti dei Popoli Indigeni (Convenzione N. 169 della ILO e la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite),  la Costituzione dell’Equador stabilisce parametri precisi per la loro osservanza e quindi sono riconosciuti dallo Stato dell’Equador, in relazione ai popoli indigeni e in relazione ai popoli indigeni isolati.

La Convenzione 169 della ILO stabilisce all’articolo 18: “La legge dovrà prevedere sanzioni appropriate contro qualsiasi intrusione non autorizzata nelle terre dei popoli interessati o in relazione a qualsiasi uso non autorizzato da parte di persone estranee ai popoli stessi, e i governi dovranno prendere misure adeguate per impedire tali infrazioni”.

La Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite, nel suo articolo 8 sancisce: “1. Le popolazioni e gli individui indigeni hanno diritto a non essere sottomessi all’assimilazione forzata, nè alla distruzione della loro cultura. 2. Gli Stati stabiliranno meccanismi efficaci per la prevenzione ed il risarcimento di: a) qualsiasi atto che abbia per oggetto o conseguenza la privazione della loro integritá come popoli diversi o dei loro valori culturali, o della loro identità etnica; b)qualsiasi modalitá di trasferimento coatto della popolazione che abbia come oggetto o conseguenza privarli della loro terra, territorio o risorse; c) qualsiasi forma di assimilazione o integrazione forzata...”. L’Assemblea Generale dell’ONU raccomanda “l’adozione di un quadro di riferimento per la protezione speciale delle popolazioni indigene che vivono in isolamento volontario e che i governi stabiliscano politiche speciali per assicurare la protezione e garantire i diritti dei popoli indigeni di piccole dimensioni che sono a rischio di estinzione”. (Assemblea generale ONU, A/RES/60/142).

L’Equador, secondo quanto stabilito nel 2006 dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, ha responsabilità e obblighi in relazione ai popoli isolati. Inoltre ha un impegno con l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in relazione alla conformità delle Direttrici per la Protezione per i Popoli Indigeni in Isolamento delle Nazioni Unite, per tanto lo Stato equatoriano è obbligato a garantire i diritti individuali e collettivi di queste popolazioni. All’articolo 18 stabilisce che “si tratta di persone che devono godere di tutti i diritti umani contenuti negli standard internazionali”. E ribadisce con l’articolo 50, ”lo Stato ha l’obbligo di garantire che questi mantengano i loro diritti sulle loro terre e territori”.

La Costituzione dell’Equador (2008), all’articolo 57 stabilisce che  “i territori dei popoli in isolamento volontario sono di possedimento ancestrale, irriducibile, intangibile e che in essi saranno vetate le attivitá estrattive, di qualunque tipo. Lo Stato adotterà misure che garantiscano le loro vite, che facciano rispettare la loro autodeterminazione e volontá di permanere in isolamento e cautelerà l’osservanza dei loro diritti. La violazione di questi diritti costituirà il reato di etnocidio, che verrà omologato dalla legge”.

Ciò premesso, tenendo conto i risultati degli ultimi anni e quanto di drammatico è accaduto nei mesi passati, esprimiamo le seguenti raccomandazioni allo Stato equatoriano, partendo dalla nostra analisi della problematica.

Lettera

CA: Presidente Rafael Correa; Ministro della Giustizia Dot.ssa Johana Farina Pesántez Benítez; Procuratore Generale Sig. Galo Chiriboga; Ministro delle Risorse Naturali Non Rinnovabili, Ing. Pedro Merizalde Pavón

A mezzo della presente appoggio quanto esposto dagli antropologi e dalla comunità coinvolti nella Problematica dei Popoli Isolati in Equador che fanno le seguenti raccomandazioni allo Stato Equatoriano:

Promuovere una indagine integrale della Procura Generale dello Stato che faccia luce sulle morti avvenute negli anni 2003, 2004, 2006, 2007, 2008, 2009, e 2013, per chiarire quindi quanto è successo nei recenti episodi. Questo procedimento si dovrà effettuare con il fine di trovare testimoni attendibili, prove e dati di contesto dovranno essere analizzati in profondità (perizia antropologica di carattere diacronico).

Considerare il giudizio e la riparazione dei fatti, nel contesto del pluralismo giuridico riconosciuto dalla Costituzione (Articolo 171) e quindi esaminare il caso tenendo conto della recente condizione di contatto dei presunti atutori dell’omicidio (waorani del lotto 16). Per questo raccomandiamo alla Procura Generale dello Stato che realizzi una perizia che stabilisca quali furono le motivazioni interne per queste azioni, quali aspetti di carattere socioculturale possono aver causato le incursioni in una abitazione tradizionale taromenani; approfondire il concetto di morte e vendetta waorani e inoltre quali altri attori o aspetti di incidenza estrema potrebbero essere coinvolti. Allo stesso tempo determinare quali furono le azioni o omissioni da parte del Ministero di Giustizia (PMC) rispetto alla prevenzione del conflitto in questione.

Procedere nella costruzione di una normativa secondaria che renda effetiva la garanzia dei diritti per i popoli isolati, stabiliti nella Costituzione del 2008, e creare una istituzione di alto livello che si occupi del tema, come una Segreteria legata alla Presidenza, con competenze ben definite.

Rivedere i risultati del Piano di Misure Cautelari implementato dallo Stato dal 2008 al 2013 e valutarne il livello di efficacia nel proteggere la vita e i diritti dei popoli isolati (Tageiri, Taromenani e altri gruppi).

Identificare e valutare fino a che punto sono state adottate da parte dello Stato e gli organi competenti, le Direttrici di Protezione per i Popoli isolati stabilite dalla Segreteria dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per implementare gli aggiustamenti necessari.

Costruire una Politica pubblica per i Popoli Isolati in Ecuador, Pubblicarla nel Registro Ufficiale per la debita istituzionalizzazione e implementarla, quindi, con le risorse adeguate che ne consentano la sostenibilità. Inoltre procedere con i dialoghi con lo Stato del Perú per arrivare a un consenso sulle misure di protezione binazionali e allo stesso tempo con paesi del Bacino Amazzonico e Chaco che permettano di costruire strategie regionali che cautelino la vita e i diritti dei popoli isolati.

Garantire la territorialità condivisa con i popoli isolati e i waorani e la loro intangibilitá al fine di garantire il diritto alla vita e all’autodeterminazione dei gruppi Tageiri – Taromenani o Ñanewenani, che comprenda la mobilità dei popoli isolati, che secondo quando stabilito (dal Piano di Misure Cautelari e studi esistenti) va oltre l’attuale zona intangibile stabilita mediante il Decreto Attuativo 552, nel Parco Nazionale Yasuní e delimitata nel 2007.

Stabilire meccanismi di monitoraggio e prevenzione dei conflitti includendoli nel Piano di Misure Cautelari, così come la piena implementazione dei protocolli dei diversi Ministeri (Risorse Naturali non Rinnovabili, Giustizia, Salute e altri) in relazione con le aree contigue alla zona intangibile e altre aree laddove è comprovata la presenza di residenza e mobilità di gruppi isolati; allo stesso tempo rivedere la conformità dei protocolli delle compagnie petrolifere che operano nei lotti dati in concessione nello Yasuní (lotti 14, 17, 31 e altri).

Rivedere le politiche di sviluppo estrattivo vincolate allo sfruttamento degli idrocarburi, così come le politiche pubbliche di costruzione di strade nello Yasuní, considerando l’alta vulnerabilità dei popoli isolati, così come dei waorani come popolazione indigena di recente contatto.

Implementare un controllo efficace dell’estrazione forestale legale e illegale, la colonizzazione, il turismo indiscriminato, oltre ad altre attività legali ed illegali in zone di alta vulnerabilità e con presenza di popolazioni di recente contatto o popolazioni mai contattate.

Rivedere la creazione di pozzi petroliferi: ovvero sospendere la loro attività o avviare una rapida riduzione nelle zone con provata presenza di popolazioni isolate come nei campi di Armadillo (campo marginale), di Apaika e Neike (lotto 31), di Yampuma (lotto 14) e Iro (lotto 16) al fine di proteggere la loro vita, la loro dinamica tradizionale di mobilità e uso tradizionale del territorio, così come garantire il loro accesso alle risorse naturali di base per la loro sopravvivenza e diminuire i fattori di disturbo come il rumore e l’inquinamento.

Dichiarare la moratoria per le nuove concessioni nello Yasuní, stabilite nell’XI Gara d’Appalto Petrolifera (lotto 22), che intaccano il territorio waorani e indirettamente i popoli isolati; nel settore sud del lotto Tiguino (lotto17) zona con alta presenza di popolazioni isolate, dove è già stato fatto uno Studio di Impatto Ambientale (SIA), in attesa della licenza. Allo stesso tempo dichiarare la moratoria per i lotti 83, 84, e 87 che confinano con la Zona Intangibile nel settore del fiume Curaray per evitare la pressione nei confronti dei popoli isolati.

Investigare l’esistenza di voli di perlustrazione sulla zona intangibile nei mesi precedenti a marzo 2013, così come monitorare futuri voli di perlustrazione di elicotteri e/o aerei sulla zona intangibile e su tutti i territori dei popoli isolati per evitare l’ingresso di attori esterni che possono far entrare alimenti, sostanze e altri articoli che possano essere nocivi per la salute e la vita dei popoli isolati.

Sollecitare allo Stato Equatoriano l’istallazione di un Tavolo Plurinazionale e Iteristituzionale sulla tematica dei Popoli Isolati, con la presenza di organizzazioni indigene (CONAIE, CONFENIAE, NAWE, AMWAE y ONWO, osservatori dei Diritti Umani, missioni religiose, organizzazioni ecologiste e rappresentanti accademici), con la partecipazione di istituzioni del governo ( Ministero delle Risorse Naturali Non Rinnovabili, Ministero dell’Ambiente, SENPLADES, Segreteria dei Popoli e Movimenti Sociali, Ministero di Giustizia, Procura Generale dello Stato, Ministero della Salute), oltre ad istanze statali come la Dfensoría del Pueblo, così come prevedono le Direttrici di Protezione e le ultime raccomandazioni della CIDH in riferimento ai fatti qui descritti.

Rilevare e ripudiare qualsiasi tentativo di contatto forzato con i Tageiri, Taromenani e altri gruppi, da parte di qualsiasi istituzione o entità missionaria con precedenti di contatto ed assimilazione forzata di Popoli Isolati in violazione al loro diritto all’autodeterminazione.

È importante risaltare, infine, che lo Stato è il principale responsabile della protezione della vita dei popoli isolati, delle garanzie per la loro esistenza futura, della loro libera determinazione, per tanto qualsiasi omissione verrà considerata come Etnocidio.

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