Svizzera: dite NO all'accordo di libero scambio con l'Indonesia

Foresta bruciata con la bandiera svizzera (fotomontaggio) Le foreste tropicali vengono distrutte per fare spazio alle piantagioni di palma da olio. (© Montage: Flickr/ Wakx & doraemon - CC BY-NC-SA 2.0)

3 mar 2021

Domenica 7 marzo 2021, la Svizzera deciderà sull'accordo di libero scambio con l'Indonesia. Questo accordo commerciale con il pretesto della sostenibilità, ha come obiettivo quello di rendere più conveniente l’olio di palma, un prodotto ottenuto in modo problematico. Esortiamo i cittadini svizzeri a votare NO.

L'accordo commerciale di libero scambio (Free Trade Agreement, FTA, dall’acronimo inglese) tra la Svizzera e l'Indonesia ha grande rilevanza per l'ambiente e per i diritti umani perché l'olio di palma è una delle cause principali della deforestazione e della violenza contro le popolazioni locali. Insieme alla Fondazione Bruno Manser, che sta gestendo una campagna su questo tema in Svizzera, Salviamo la Foresta si oppone all'accordo per diverse ragioni, le principali sono:

  • L'accordo renderà l'olio di palma, prodotto con modalità problematiche, più economico, stimolando un aumento della domanda in Indonesia e chi ne pagherà le conseguenze sarà la foresta tropicale e i suoi abitanti. Dopo il sacrificio delle foreste di Sumatra e del Borneo, le più grandi foreste contigue del sud-est asiatico, situate a Papua, verranno anch’esse distrutte per fare spazio alle piantagioni di palma da olio. Centinaia di migliaia di ettari di foresta tropicale sono in pericolo, e la popolazione indigena locale rischia la propria vita per opporsi pacificamente alla deforestazione.
  • La sostenibilità è un pretesto, poiché l'accordo si basa su standard come la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil). La Fondazione Bruno Manser - come molte altre ONG - ha criticato in molte occasioni il certificato della RSPO per la sua incapacità di garantire la sostenibilità della coltivazione della palma da olio su scala industriale. Basti pensare che, dopo 18 anni dalla sua fondazione, la RSPO non è riuscita a proteggere le foreste tropicali dalla deforestazione per fare spazio alle piantagioni industriali. Uno studio recente, per esempio, rivela che le piantagioni che vantano il certificato della RSPO si trovano in territori che in precedenza erano porzioni di foresta tropicale, lo stesso è accaduto nel caso delle piantagioni e monocolture non certificate. Inoltre, la RSPO non prevede controlli efficaci e tantomeno meccanismi efficienti per far rispettare o sanzionare chi trasgredisce i suoi criteri di sostenibilità. Il certificato della RSPO è diventato, pertanto, uno strumento per pulire la coscienza dei consumatori e per proteggere la reputazione delle grandi aziende che usano l’olio di palma per i loro prodotti, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.
  • Con la firma dell’accordo FTA, la già critica situazione dei diritti umani e dell'ambiente in Indonesia è ulteriormente peggiorata. Per attirare gli investimenti, ad ottobre scorso il parlamento indonesiano ha approvato una legge (Omnibus Law) che ha pesantemente indebolito - o addirittura abolito - i diritti esistenti per la protezione dell'ambiente, delle popolazioni indigene e dei lavoratori. La legge mette in pericolo meccanismi normativi cruciali per la protezione, e contro la distruzione delle foreste tropicali (per esempio le valutazioni di impatto ambientale o gli ordini di protezione esistenti contro l'agricoltura "taglia e brucia") e porta a un pericoloso deterioramento dei diritti dei lavoratori indonesiani. Inoltre, la legge permette ai lavoratori di essere assunti come dipendenti stagionali, per un periodo di tempo illimitato, aggirando così i vincoli contrattuali che garantiscono il salario minimo in vigore nel settore, aumenta il numero di ore di straordinario consentite e riduce il numero di giorni di riposo garantiti a settimana da due a uno. Infine, la legge “Omnibus Bill” permette al governo di implementare nuove piantagioni di palma da olio nelle foreste soggette a una moratoria sul taglio forestale.

È per queste ragioni che la Fondazione Bruno Manser e Salviamo la Foresta si appellano ai cittadini svizzeri e chiedono: il 7 marzo 2021, votate NO.