La terra è vita, la terra è madre

Le donne di Cajamarca in Perù difendono la vita, la terra e l'acqua

8 mar 2013

Dedichiamo questo 8 marzo alle donne custodi della memoria della vita e della terra, sosteniamo le loro battaglie e rivendicazioni e denunciamo la duplice violenza che soffrono quando vengono strappate violentemente dai loro territori.

Nel mondo, fuori dalle metropoli tecnologizzate e dai contesti urbani culturalmente omologati, ci sono ancora territori nei quali la natura con i suoi ritmi è legge e spirito divino e la conservazione della tradizione ancestrale dei gruppi umani che vivono in questa dimensione è difesa con dignità ed ostinazione. In particolare, le donne che vivono della terra e con la terra costruiscono e creano un territorio fisico riconoscibile e allo stesso tempo definiscono ed esprimono la loro femminilità ed identità: senza la terra la loro individualità e femminilità perdono senso e valore.
 
Le donne indigene, contadine e afrodiscendenti in America Latina sono sempre in prima liena nella difesa della vita delle loro comunità contro la distruzione totale che rappresentano i megaprogetti estrattivi ed infrastrutturali (miniere, petrolio, grandi dighe, ecc.) che costituiscono, per altro, una costante minaccia contro le loro vite. Quando le vediamo camminare con i loro volti segnati e bellissimi non vogliono semplicemente rivendicare un diritto politico legato al possesso ed uso della terra e quindi esprimere la loro partecipazione alla vita democratica di un paese, ma difendono la loro vita ed identità di donne, custodi della memoria della vita. Una vita che viene dalla terra, dall’acqua, dalle foreste con le sue piante ed animali che determinano il loro destino e costituiscono il loro mondo.
 
La costruzione di una diga, di un pozzo di petrolio di una miniera a cielo aperto di una grande strada rappresentano una violenza contro la loro stessa vita e la loro identità femminile. Queste donne vivono una relazione indissolubile ed inevitabile con la terra ed il territorio, un cordone ombelicale che non si può recidere e che bisogna difendere, con ostinazione e pazienza. La duplice violenza che queste donne devono subire, troppo spesso, quando vengono sfollate violentemente dai loro territori e violate nella loro intimità, le priva, per sempre, della loro identità di donne.
Questa interdipendenza con la terra, la natura e la biodiversità in generale non è di facile comprensione per la nostra mentalità occidentale, sia delle donne che degli uomini.
 
Non è forse un caso che le foreste ed i suoi abitanti stiano sparendo, in particolare nel sud del mondo, proporzionalmente con la incapacità e perdita di memoria delle proprie origini arcaiche della cultura occidentale, che pone le esigenze economiche dell’essere umano al centro di tutto e nonostante tutto.
 
“La tierra es vida, la tierra es madre” - la terra è vita, la terra è madre - questa l’equazione, semplice se vogliano, a sostegno delle tante rivendicazioni delle donne in difesa dei loro territori, contro gli interessi di governanti, politici ed impresari che vogliono distruggere il loro mondo e le loro vite. La difesa della vita ad ogni costo per non perdersi nelle strade delle grandi città, lavorando come schiave, senza avere più un senso ed un ruolo, senza più la terra, l’acqua, l’aria che le accompagna e le accoglie.