Sierra Leone: libertà per le vittime della palma da olio!

Piedi incatenati Rompere le catene dei difensori della terra (foto evocativa) (© getty images / Tony Karumba)
106.353 firmatari

In Sierra Leone, sei persone sono state condannate a mesi di carcere per presunta cospirazione, solo per opporsi al furto dei loro mezzi di sussistenza. I funzionari locali e i leader politici hanno concesso la terra e il sostentamento delle famiglie contadine alla compagnia palmicultrice belga-lussemburghese Socfin per 50 anni.

Lettera

CA: Dott. Ernest Bai Koroma, Presidente della Sierra leone

“Presidente della Sierra Leone: rilasciate immediatamente i difensori della terra incarcerati e ponete fine alle persecuzioni”

Leggi tutta la lettera

Il 4 Febbraio 2016 è stata una giornata nera per gli agricoltori in Sierra Leone, afferma l’ organizzazione per i diritti ambientali e umani Green Scenery della capitale Freetown. Un tribunale del paese africano ha condannato cinque membri della locale associazione dei proprietari e degli usuari dei terreni interessati, MALOA, a cinque mesi di prigione, mentre la loro portavoce e a sei mesi. Quattro di loro sono ancora in prigione.

Il loro crimine, presunto: cospirazione e istigazione a delinquere, oltre alla distruzione di 40 piantine di palma da olio dell'azienda agricola Socfin Sierra Leone.

Nell’ ottobre 2013 è stata ordita una causa contro sei attivisti: Sima Mattia, James Kinnie Blango, Musa Sellu, Foday Musa, Lahai Sellu e l’ex parlamentare Shiaka Musa Sama, a detta di Green Scenery .

Le sei persone hanno solo difeso le loro terre ancestrali contro l’accaparramento di terre ad opera dell’europea Socfin, compagnia di palma da olio.

"Non hanno fatto niente di male. Non posso credere che vengano negati i loro diritti. Come possono pagare cinque miserabili dollari americani per ettaro e aspettarsi che la gente non protesti?", Dice una contadina che ha perso la sua terra nel distretto di Pujehun per i piani di sviluppo della società.

Green Scenery chiede in nome e per conto dei condannati il sostegno di tutte le persone che desiderano aggiungere la propria firma alla petizione che si trova sulla destra, indirizzata al Presidente della Sierra Leone. Al fine di pagare la cauzione degli agricoltori che sono ancora prigionieri e per restituire loro, al più presto possibile, le loro case, Green Scenery e MALOA hanno avviato una campagna di donazioni internazionali. Così, è stato possibile liberare già due dei prigionieri, l'ultimo, Sima Matthia, è stato rilasciato il 17 marzo scorso.

Infor­mazioni

Dal 2011 Socfin si è appropriata di diverse migliaia di ettari di terreno agricolo per avviare le piantagioni di palma da olio. La concessione è, secondo la compagnia, di 17.832 ettari e si estenderà a 35.000 ettari. Finora sono stati piantati a palme circa 12.000 ettari di terreno.

Senza il consenso dei piccoli agricoltori che vivono nella zona, alcuni capi tradizionali, leader politici e funzionari hanno venduto la terra per 50 anni alla società, denunciano le persone e le organizzazioni nazionali ed internazionali, tra i quali l'Oakland Institute, Grain e Environmental Justice Atlas. Già nel 2012 l'associazione MALOA ha protestato per le gravi violazioni della società con una lettera alla Commissione per i diritti umani della Sierra Leone.

A titolo di compensazione per la perdita della loro terra e dei loro mezzi di sussistenza, Socfin ha disposto per le persone colpite un affitto di un paio di dollari per ettaro (10.000 mq) all'anno. Con questo contratto di locazione irrisorio non si può vivere, molti residenti si lamentano. Alcune famiglie non possono nemmeno permettersi le tasse scolastiche per i loro figli.

Le proteste delle persone che hanno subito l’espropriazione nel distretto di Pujehun, nei confronti della società e della pubblica amministrazione non hanno trovato eco, e addirittura, hanno riferito di aver subito insulti, intimidazioni e arresti. La sentenza di condanna contro i sei dirigenti di Maloa è, secondo il parere di Green Scenery, un tentativo ulteriore da parte dell'autorità dello Stato di mettere a tacere la protesta pacifica della popolazione. In un appello internazionale diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno condannato le sentenze di carcerazione imposte di recente.

Accaparramento di terre in Sierra Leone

In Sierra Leone, la maggior parte degli agricoltori non hanno titoli di proprietà formali o appezzamenti misurati con precisione. Di questo se ne approfittano i funzionari e le imprese, denunciano residenti e organizzazioni per i diritti umani. Sempre più di frequente si effettuano vendite di terra senza impartire informazioni o stabilire accordi con la popolazione che in quelle terre vive e lavora da generazioni. I diritti acquisiti sulla terra vengono semplicemente ignorati, e nel migliore dei casi vengono elargite somme simboliche o si effettuano fumose promesse di futuri posti di lavoro.

Le organizzazioni per i diritti ambientali e umani Green Scenery e l’Oakland Institute degli Stati Uniti hanno studiato il commercio di terra in Sierra Leone. Soprattutto le aziende di Europa ed Asia sarebbero coinvolte. Green Scenery stima che venti grandi investitori hanno preso il controllo di almeno un milione di ettari di terreno in Sierra Leone per stabilire piantagioni (monocolture) di palma da olio, canna da zucchero o caucciù. Si parla di un quinto dei terreni agricoli del paese.

Il governo insiste nel dire che in Sierra Leone ci sono milioni di ettari di terra adatti alla coltivazione che "non sono utilizzati o utilizzati sommariamente" L'Agenzia per la promozione degli investimenti e l'esportazione in Sierra Leone, SLIEPA, finanziata dalla International Finance Corporation, IFC, della Banca Mondiale progetta di consegnare, a lungo termine, a grandi investitori vaste aree di terreno. Ciò che è attraente per aziende come Socfin, in Sierra Leone, sono i tassi di locazione estremamente bassi, le esenzioni fiscali generose, bassi salari e normative ambientali deboli e la dilagante corruzione – un contesto in gran parte ereditato dal periodo coloniale.

 

Il gruppo Socfin

Il gruppo Socfin - Société Financière des Caoutchouc - ha sede in Lussemburgo. La società ha le sue radici nel passato coloniale del Congo, alla fine del XIX secolo. Da allora, Socfin ha implementato piantagioni di caucciù e olio di palma in Africa e Asia e gestisce attualmente, in base ai suoi dati, circa 180.000 ettari di terreno. Il presidente del gruppo e maggiore azionista è il belga Hubert Fabri.

Rispetto ai conflitti di terra e alla deforestazione riguardanti le filiali Socfin in altri paesi come il Camerun, Sao Tome e Principe hanno riportato informazioni Greenpeace e Salviamo la Foresta.

Il 39% delle azioni di Socfin appartengono al miliardario Gruppo Bolloré. Il magnate Vincent Bolloré è uno degli uomini più ricchi di Francia ed è membro del consiglio di amministrazione di Socfin. Il gruppo ha circa 54.000 dipendenti ed ha avuto profitti di dieci miliardi di euro, nel 2014. Inoltre, il gruppo aumenta i suoi guadagni investendo nei settori dell’energia, dei media e immobiliare. In Africa, il gruppo Bolleré è attivo in 43 paesi e gestisce 13 porti importanti. L’ Oakland Institute descrive il Gruppo Bolloré usando la metafora del polipo.

 

Per saperne di più:

Sull'espansione della palma da olio, clicca qui  

 

Studi e report sul furto di terra in Sierra Leone

In inglese:

Observatory for the Protection of Human Rights Defenders – Urgent Appeal

Oakland Institute - SOCFIN Land Investment in Sierra Leone 

Report - Environmental Justice Atlas

 

Lettera

CA: Dott. Ernest Bai Koroma, Presidente della Sierra leone

Egregio Signor Presidente:

Siamo venuti a conoscenza del caso dei sei membri dell'organizzazione MALOA - Affected Land Owners and Users Association - che, il 4 febbraio scorso, sono stati condannati a sei mesi di carcere. La corte superiore di Bo ha riconosciuto Shika Musa Sama, Sima Mattia, James Blango, Lahai Sellu, Musa Sellu e Foday Musa colpevoli di istigazione a delinquere e cospirazione, così come della distruzione di 40 piantine di palma da olio dell’impresa agricola Socfin Agricultural Company, nella regione di Malen, distretto di Pujehun. Nel corso dei due anni di durata del processo, i sei uomini si sono dichiarati più volte non colpevoli.

Dal 2011 queste persone si sono opposte pacificamente e con strumenti di contrasto dei diritti umani per impedire che venissero loro sottratte le loro terre e con esse i loro mezzi di sussistenza. In considerazione di questo, le persone incarcerate di MALOA devono essere immediatamente rilasciate e le accuse e procedimenti contro la popolazione devono essere sospese e l’integrità fisica e mentale dei detenuti garantita e protetta. Grazie per considerare le nostre preoccupazioni,

Distinti saluti


Testo originale in inglese:

To: His Excellency Dr. Ernest Bai Koroma, President of the Republic of Sierra Leone

Dear Mr. President,

We have been informed that the six executive members of the Malen Affected Land Owners and Users Association (MALOA) were imprisoned in Sierra Leone on February 4, 2016. The High Court in Bo convicted Shiaka Musa Sama, Sima Mattia, James Blango, Lahai Sellu, Musa Sellu and Foday Musa of incitement, conspiracy to commit a crime and the uprooting of 40 oil palm plants on the plantation of Socfin Agricultural Company in Malen Chiefdom, Pujehun District. Throughout the over biennial trial, all six men had pleaded not guilty.

Since 2011, people in Malen Chiefdom have been resisting the taking of their land and the loss of their livelihood by peaceful human right activities. Against this background, the detainees of MALOA should be released immediately, and the charges and proceedings against the local population should be abandoned. In all circumstances, please guarantee the physical and psychological integrity of the prisoners.
Mr. President, we call on you to put an end to all acts of harassment - including at the judicial level - against the members of MALOA.
Thank you very much for considering our concerns.

Yours faithfully,