Il nuovo presidente dell'Ecuador si è impegnato in campagna elettorale a vietare l'estrazione mineraria

Guillermo Lasso, nuovo presidente dell'Ecuador eletto nel 2021 Guillermo Lasso durante la cerimonia per il suo insediamento il 24 maggio 2021. (© Twitter Guillermo Lasso)

28 mag 2021

Vietare le miniere a cielo aperto era una delle proposte del nuovo presidente dell'Ecuador, Guillermo Lasso, durante la sua campagna elettorale. Il 28 maggio, si è insediato e adesso deve mantenere la sua promessa elettorale.

L'industria mineraria ha avuto piani di espansione in Ecuador per anni, mettendo sotto pressione le popolazioni e gli ecosistemi.

Il nuovo presidente, il banchiere conservatore Guillermo Lasso, ha detto a un'alleanza di organizzazioni ambientali ecuadoriane Frente el Ambiente che è disposto a vietare le miniere a cielo apertoe a promuovere un turismo sostenibile che rispetti gli animali e le foreste. In un'intervista, non solo ha fatto riferimento all'"estrazione mineraria che può contaminare le fonti d'acqua, i pajonales (terreno basso e alluvionale),i paramos(terreno brullo, simile a una brughiera), le correnti d'acqua sotterranee". Perché la vita degli esseri umani viene prima ed ha bisogno, e dipende, dall'acqua pulita e incontaminata", e ha anche espresso il suo appoggio per la difesa del Parco Nazionale dello Yasuní. Un ammiccamento ai gruppi ambientalisti, davanti ai quali ha persino firmato i suoi impegni: ora questi gruppi controlleranno il rispetto di quanto ha sottoscritto il nuovo presidente.

Per oltre due decenni c'è stata una forte opposizione all'attività mineraria nel paese, a causa della localizzazione dei progetti e delle aree di interesse geologico in regioni ad alto valore per la conservazione e in territori indigeni riconosciuti legalmente, ricchi di biodiversità, dove vivono le popolazioni indigene. Questi territori devono essere protetti al massimo contro la minaccia di distruzione. Inoltre, il conflitto generato dall'industria mineraria ha prodotto una vasta gamma di problemi, come la generazione di passività ambientali irrisolte, la decimazione delle foreste e altri importanti ecosistemi, lo sfollamento delle comunità, l'inquinamento, la criminalizzazione delle persone che si oppongono all'attività e una numerose altre violazioni dei diritti umani che si sono intensificate fino all'omicidio di leader comunitari come José Tendetza nel 2014. 

La consultazione previa non è attualmente regolamentata, anche se un recente dibattito sulla riforma della legge mineraria nella Commissione per la Biodiversità dell'Assemblea ecuadoriana (il Parlamento) ha implementato una proposta per richiedere una consulta previa libera e informata prima di concedere i permessi minerari, al fine di proteggere gli ecosistemi fragili come le foreste. Ci sono numerosi esempi del perché la consultazione previa sia importante. Proprio in difesa del Parco Nazionale dello Yasuní si è verificato un episodio di frode nella commissione elettorale, che ha manipolato i voti raccolti nell'ambito di tale consultazione. Ora, in coincidenza con le elezioni presidenziali, la città andina di Cuenca ha votato in massa contro i progetti minerari industriali e a favore dell'acqua, in una consultazione popolare: un altro degli impegni firmati dal presidente è quello di rispettare le consultazioni previe.

Essere indigeni e fare parte dell'opposizione

Per difendere gli interessi dei popoli e dei territori indigeni, le foreste e la biodiversità minacciata dell'Ecuador e l'ambiente in generale, un leader indigeno si è distinto in questo impegno, si tratta di Yaku Pérez del partito indigeno Pachakutik. Perez era sul punto di arrivare al ballottaggio presidenziale. Le cose sono andate diversamente e ora lavorerà dall'opposizione.

Vale la pena ricordare che le operazioni petrolifere in corso - e gran parte dei piani dell'industria mineraria - si trovano nella regione amazzonica dove sono ubicati anche buona parte dei territori indigeni - e il nuovo presidente Lasso ha promesso sia di raddoppiare la produzione di petrolio che di rispettare i contratti attuali.

Crisi senza sosta

Come molti paesi della regione e del mondo, l'Ecuador sta affrontando una crisi economica ora aggravata dalla pandemia di Covid-19, che a sua volta ha portato ad una diminuzione dei controlli ambientali. La realtà è che, nonostante le dichiarazioni del presidente, la politica da lui proposta intende scommettere sull'estrattivismo minerario e petrolifero come soluzione a tutti questi mali, così come per finanziare programmi sociali e vendere una presunta modernizzazione di cui beneficiano solo le élite del paese. Così, parte della sinistra e della destra si sono toccate nella natura populista delle loro politiche, e quando si tratta di difendere l'ambiente è difficile differenziare i vecchi partiti. L'estrazione mineraria e petrolifera continuano a rappresentare una minaccia attiva che, se imposta, avrà costi irreparabili per il piccolo paese andino. Il programma del nuovo governo, vuole fare dell'Ecuador "un paese di opportunità", ma non per la popolazione ecuadoriana, ma per gli investimenti stranieri.

Oggi, l'Ecuador ha solo due grandi miniere attive, che sono anche le prime grandi miniere a cielo aperto del paese: la miniera di rame Mirador, di proprietà di Ecuacorriente (una filiale del consorzio cinese CRC-Tongling Nonferrous Metals); e la miniera d'oro Fruta del Norte, di proprietà di Lundin Gold. Altre grandi compagnie minerarie come BHP e Anglo American hanno progetti che hanno raggiunto diverse fasi di esplorazione.

 

Prime mobilitazioni

Al momento dell'insediamento del nuovo presidente, si è svolta una protesta nel parco El Arbolito, tradizionale punto d'incontro dei movimenti sociali della capitale Quito, con un cacerolazo(pentolame usato come percussione) contro la cattiva gestione del presidente uscente, Lenin Moreno, e in appoggio al popolo colombiano e palestinese, che in queste ultime settimane sta subendo una grave repressione.

Il giorno seguente, nella provincia di Imbabura, una delle province interessate da alcuni nuovi progetti minerari, ci sono state mobilitazioni pacifiche in varie zone, per chieder la cessazione dello sfruttamento minerario e petrolifero nei territori delle comunità, villaggi, nazionalità e zone sensibili come le fonti d'acqua.

 

Mantenere le promesse elettorali e salvare le ultime foreste

Le comunità colpite sono vigili e affermano che se non ci sarà una risposta favorevole da parte del governo, le mobilitazioni continueranno.

Noi di Salviamo la Foresta chiediamo che il nuovo presidente realizzi le sue promesse annunciate in campagna elettorale e, pertanto, faccia il possibile per proibire l'estrazione di metalli in Ecuador; e allo stesso tempo, che dedichi risorse per risolvere i problemi e i conflitti esistenti ad oggi. Chiediamo che si impegni per conservare le importanti e minacciate foreste dell'Ecuador. Questo è un beneficio non solo per quel paese, i suoi popoli indigeni, la sua natura e la sua biodiversità, ma in senso globale, per tutta l'umanità.

Solo salvando le ultime foreste rimaste al mondo possiamo ridurre il cambiamento climatico e prevenire nuove pandemie che sono altrimenti inevitabili.