Consegna firme al governo tedesco: il commercio estero rispetti i diritti umani

Rappresentanti di Salviamo la Foresta, FIAN e Powershift consegnano le firme della petizione "Guinea: Comunità sfollate dalla miniera di bauxite" Quasi 95.000 persone chiedono che non vengano concessi crediti per attività che ledono le persone e la natura (© Martin Speer FIAN)

19 mag 2021

Il governo tedesco stimola il commercio estero, ma deve rispettare i diritti umani. Questa è la richiesta della petizione organizzata da Salviamo la Foresta, FIAN e PowerShift, firmata da 94.460 persone. In occasione della seconda lettura dell'attuale progetto di legge sulla catena di approvvigionamento, prevista per questa settimana al Bundestag, le organizzazioni chiedono adeguamenti urgenti.

94.460 persone hanno firmato una petizione per chiedere al governo federale tedesco di fermare le violazioni dei diritti umani che avvengono nei territori dove si estrae la bauxite in Guinea, e di assicurare un adeguato risarcimento alle persone già colpite da questa attività estrattivista.

Salviamo la Foresta, FIAN e PowerShift hanno consegnato una petizione al Ministero dell'Economia all’inizio di questa settimana, lunedì 17 maggio.

Il governo tedesco garantisce alla compagnia mineraria diverse centinaia di milioni di euro in prestiti finanziari non vincolati. La bauxite estratta viene trasformata in alluminio per la produzione di automobili tedesche nei pressi di Stade - vicino ad Amburgo. A febbraio 2019, 540 rappresentanti di 13 comunità della Guinea hanno presentato alla Banca Mondiale richieste di risarcimento per i danni subiti.

"Nel mezzo della pandemia, più di 100 case sono state trasferite dalla zona che viene ora sfruttata per l’estrazione mineraria. Le abitazioni hanno infiltrazioni, il sostentamento viene a mancare, e l’ accesso all'acqua è inadeguato", afferma Gertrud Falk della FIAN. "Il governo tedesco avrebbe dovuto intervenire prima. Il governo tedesco dovrebbe ora impegnarsi con fermezza nel processo di mediazione con la Banca Mondiale per garantire una compensazione che tenga conto dei diritti umani ".

"I danni ambientali dell'estrazione della bauxite sul territorio sono notevoli. La compagnia mineraria non ha ripristinato le condizioni naturali delle aree distrutte dove gli abitanti sono stati trasferiti. Il rimboschimento dell'area del nuovo villaggio non è stato sufficientemente pianificato, lasciando questa incombenza alla popolazione locale", aggiunge Marianne Klute di Rettet den Regenwald/Salviamo la Foresta.

"In vista del Supply Chain Act, è incomprensibile che il governo tedesco non abbia ancora compiuto il suo dovere", dice Michael Reckordt, esperto di materie prime di PowerShift. "Il fatto che il governo tedesco garantisca prestiti per centinaia di milioni ma non esiga la dovuta diligenza (i.e. due diligence) sui diritti umani è uno scandalo. Avrebbe dovuto essere informato di questo caso in una fase precedente. Per evitare scandali analoghi in futuro, il Supply Chain Act dovrebbe garantire che ple aziende che non rispettano la due diligence sui diritti umani non beneficino della promozione del commercio estero ".

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Informazioni di contesto

Il governo tedesco sostiene l'espansione della miniera di bauxite in Guinea con una garanzia sui prestiti finanziari non vincolati (garanzia UFK) per un importo di quasi 250 milioni di euro. Grazie a ciò, ING-DiBa ottiene un prestito dalla banca tedesca, che a sua volta è il finanziatore della Compagnie de Bauxites Guinée (CBG), un consorzio internazionale che estrae bauxite nella regione di Boké dal 1973.

In passato, questo ha fomentato ripetuti episodi di furti di terra, la distruzione ambientale e violazioni dei diritti umani. Garantendo i prestiti, il governo tedesco è anche in parte responsabile delle disastrose conseguenze sociali ed ecologiche dell’estrazione della bauxite, poiché una precondizione per ottenere una garanzia dell'UFK è il rispetto di tutti gli standard ambientali, sociali e dei diritti umani internazionali. Apparentemente, il governo federale non ha effettuato i controlli adeguati per tempo.

Nel febbraio 2019, 540 persone di 13 comunità colpite nell'area mineraria, insieme alle organizzazioni della società civile, hanno presentato le loro rimostranze all'Ombudsman (CAO) della International Finance Corporation (IFC), che è anche coinvolta nel processo di prestito. Le parti che sostengono di avere subito dei danni accusano l'IFC di non aver monitorato adeguatamente le operazioni della compagnia mineraria ed il rispetto delle sue promesse, violando così gli standard sociali e ambientali stabiliti dalla stessa IFC.

Nonostante la pandemia di coronavirus, lo sfollamento forzato continua in Guinea: il 21 marzo 2020, centinaia di persone sono state costrette a lasciare il villaggio di Hamdallaye. I residenti e i giornalisti locali hanno riportato i disagi e il caos che imperversa: per esempio, una vedova con sette figli ha dovuto alloggiare da alcuni parenti perché nel nuovo villaggio non era previsto un alloggio per lei e la sua famiglia.

 

Grandi carenze nel nuovo villaggio costruito per gli sfollati

Il nuovo insediamento si trova in un territorio che in passato era un sito per l’estrazione mineraria che non è stato bonificato. L'accesso all'acqua potabile è difficile, in parte perché CGB ha installato solo sei rubinetti nel villaggio. Una persona che ha subito lo sfollamento ed è stata trasferita nel nuovo villaggio ha detto al FIAN che per raggiungere il rubinetto più vicino deve camminare per almeno cento metri.

La situazione al centro sanitarioè ancora più catastrofica: sebbene sia stato costruito un edificio, non ci sono né personale medico né medicine.

Per le persone sfollate, la perdita del loro sostentamento è un problema aggiuntivo: la nuova terra, insalubre, non può essere usata per l'agricoltura, per questo sono costrette a cercare terreni adatti percorrendo larghe distanze. Questo colpisce in modo particolarmente critico le donne, che difficilmente possono trovare lavoro al di fuori dell'agricoltura.