Messico: la deforestazione illegale nuovo motore del crimine organizzato

Una vasta area deforestata Gli effetti della deforestazione indiscriminata (© Luoman/istockohoto.com)

22 gen 2019

Dal 2015 circa, uno studio rileva che le organizzazioni criminali messicane, protagoniste del traffico di droghe ed esseri umani, si stanno dedicando ora al traffico di legno illegale. Nello stato di Chiuaua, i gruppi criminali dediti al traffico di droga e legname sembrano sovrapporsi ed essere la stessa cosa.

Secondo uno studio condotto dalla Banca Mondiale (2012) sul traffico di legname illegale, a livello globale, ogni due secondi viene deforestata da taglialegna illegali un’area delle dimensioni di un campo di calcio (0,71 ha). Questa attività criminale, in alcuni paesi, interessa per il 90% percento la deforestazione in atto. Le stime suggerite dallo studio, attestano che questa attività criminale genera circa 10-15 miliardi di dollari all'anno in tutto il mondo. Si tratta di profitti non regolamentati, o tassati e  che spesso vengono gestiti da bande e gruppi criminali organizzati che si dedicano anche ad altre attività criminali a livello transnazionale, come il traffico di droghe illegali, il traffico di esseri umani e di animali protetti.

Negli ultimi anni, secondo uno studio dell’organizzazione statunitense Insight Crime le organizzazioni criminali messicane, protagoniste nel traffico di droghe illegali ed esseri umani verso gli USA, stanno dirigendo il loro interesse al mercato del legno illegale. Secondo Insight Crime allo stato attuale il legno illegale è tra i mercati criminali più dinamici in Messico e nello stato settentrionale di Chihuahua si registra un’ allarmante aumento di questa attività, tanto che  le organizzazioni criminali dedite al traffico di droga si stanno confrontando con violenza crescente per il controllo del traffico di legname.

A fine ottobre 2018, sempre secondo il report di Insightcrime  sei corpi decapitati sono stati lasciati di fronte ad una stazione di servizio alla periferia di Creel, nello stato di Chihuahua. Una scena “tipica” della violenza alla quale si era tragicamente abituati almeno un decennio fa, durante la guerra contro la droga in Messico. Ma in questo caso su uno dei corpi non vi era un messaggio riferibile al traffico di droga, ma al traffico locale del legname illegale.

Nella zona di Chiuaua, sembrerebbe che i gruppi criminali coinvolti nel traffico illegale di legname e di droghe illegali, ora sembrano sovrapporsi ed essere la stessa cosa. Ultimamente, l’esplosione di violenza tra i gruppi criminali in guerra tra le montagne ricoperte di pini di Chihuahua, in prossimità delle città di San Juanito e Creel, è legata tanto al traffico illegale di legname come alla gestione del mercato nero e alle rotte della droga locali.

La sovrapposizione è iniziata con un'impennata del disboscamento illegale.

"Qui a San Juanito, il disboscamento illegale ha iniziato ad aumentare e a palesarsi nel 2015. L'intera area intorno a San Juanito è stata tagliata illegalmente e indiscriminatamente, e in seguito i boschi sono stati incendiati  senza permettere alla popolazione di spegnere i fuochi" afferma Citlali Quintana, un avvocato locale che lavora per il Centro di Intesa e Difesa dei Diritti Umani e Indigeni (Centro di Capacità e Difesa dei Diritti Umani e Indigeni), un'associazione no profit locale.

Dalle testimonianze raccolte da Insight Crime, combattere questo flagello è diventato sempre più pericoloso. Alcuni attivisti hanno dovuto fuggire e a novembre 2018 Julián Carrillo Martínez, attivista di Alianza Sierra Madre, è stato assassinato da uomini armati a Coloradas de la Virgen, nel comune di Guadalupe y Calvo, Chihuahua, dove hanno sede gran parte delle organizzazioni no-profit che lavorano per contrastare l’attività dei gruppi criminali che opprimono e mettono in pericolo di vita le popolazioni locali e distruggono il territorio.

Carrillo Martínez godeva della protezione statale, ma le misure del governo non sono state efficaci quel giorno. Alcuni integranti del gruppo per cui lavorava ha dichiarato ad Insight Crime che i sicari della zona servono gli interessi delle società commerciali del legno e dei gruppi criminali dediti al narcotraffico.

I trafficanti non si nascondono. I residenti di Bahuinacachi hanno raccontato a InSight Crime che almeno 20 uomini a febbraio sono arrivati portando dozzine di camion pesanti. Hanno abbattuto gli alberi delle foreste di pini alla periferia della città,  lavorando giorno e notte. In un mese, secondo testimoni, avrebbero caricato circa 40 camion di legna ogni 24 ore.

Il legno prelevato da queste foreste viene trasportato fino a San Juanito e lavorato lì. San Juanito, un centro economico regionale dove si trovano almeno 25 segherie che danno lavoro ad una parte significativa della città. Qui il legname tagliato sia legalmente che illegalmente si confonde, e Una volta che il legno illegale entra in queste segherie, diventa effettivamente legale, mescolando alla fornitura legittima.

Il più delle volte viene trasformato in assi per la vendita al dettaglio a società di costruzioni e altro o trasformato in mobili. Parte del legno di pino potrebbe essere impiegato nell'industria della carta del Messico, che esporta i suoi prodotti a livello internazionale.

Determinare chi beneficia di questo traffico non è facile. La metà delle segherie che operano a San Juanito fanno parte della rete criminale del cartello di Juarez, secondo fonti locali che hanno parlato con InSight Crime a condizione di ottenere l’anonimato. L'altra metà, hanno detto, deve pagare una "quota" (l’equivalente del pizzo imposto dalla mafia italiana) per operare.

La deforestazione illegale intorno a San Juanito, d'altra parte, è destinata alla vendita del legno stesso, e sta diventando un'attività sempre più redditizia per le organizzazioni criminali locali.

Riuscire a indentificare come equando il traffico di droga ha cominciato ad intersecarsi con il traffico illegale di legname è difficile da individuare. Secondo l’ipotesi locale i gruppi criminali che avevano come attività principale il traffico di droga ricorrerebbero alla deforestazione illegale a beneficio collaterale del loro controllo territoriale e come per diversificare il loro portafoglio di attività criminali, che sta soffrendo dopo un calo dei prezzi nel mercato del papavero da oppio per produrre eroina a causa dell’ascesa del fentanyl – eroina sintetica - e della marijuana. 

Secondo gli esperti consultati da InSight Crime l'attuale sistema di autorizzazioni gestito dal governo messicano è insufficiente per controllare il disboscamento illegale in stati come Chihuahua e che agenzie come l'Ufficio dei procuratori federali per la protezione dell'ambiente (Procuraduría Federal de Protección al Ambiente - PROFEPA ) non hanno le risorse o la manodopera per frenare l'attività illegale di queste proporzioni, spesso anche per la diffusa corruzione di parte degli agenti di polizia e governativi.

Spesso, secondo testimoni intervistati da Insight Crime le popolazioni locali temono lo stato e la polizia municipale, tanto quanto i gruppi criminali che operano nella zona. Ci sarebbe una connivenza tra le élite politiche e imprenditoriali e i gruppi criminali, che starebbero lavorando insieme per sfruttare ed estendere i permessi legali per abbattere le foreste di pini.

Considerando l'enorme disponibilità di pini nella zona, e la mancanza di regolamentazione e la connivenza tra parti legittime dello stato e i gruppi criminali, la deforestazione illegale a Chihuahua sembra destinata a continuare a crescere come motore di profitto per il crimine organizzato.

Da parte nostra, noi di Salviamo la Foresta ci chiediamo se queste vaste aree deforestate, ripulite, serviranno per la coltivazione di altri alberi, per esempio monocolture di eucalipto, oppure per fare spazio a mega progetti infrastrutturali che beneficeranno pochi “privilegiati”. Non resterà che monitorare il caso, quindi.

  

Ulteriori informazioni sul tema:

Tema: legno tropicale 

How Organized Crime Profits from Deforestation in Colombia

 

Elaborazione Salviamo la Foresta, fonti:

 

Insight Crime 

The World Bank 

Revista Proceso