Salva la Foresta Signor Presidente!

Foto: www.agentur-standart.de

19 apr 2013

Rafael Correa si é recato martedí 16 aprile all’Universitá Tecnica di Berlino per una conferenza. “Hey Mr President of Ecuador” e ancora ”Le vere ricchezze dell’Intag sono piú importanti del rame. Lascialo sotto terra”, si leggeva negli striscioni.

I piani estrattivisti dell’Equador preoccupano e non poco il comitato di accoglienza ecologista delle organizzazioni tedesche solidali con la difesa della vita e della foresta dell’Intag.

La foresta vale molto piú del rame

Fiumi di inchiostro si sono spesi per lo Yasuni e l’imminente distruzione di buona parte dell’Amazzonia equatoriana a causa dell’estrazione petrolifera. Peró la regione dell’Intag, provincia di Imbabura, al nord del paese, é molto meno conosciuta fuori dall’Equador, nonostante non abbia nulla da invidiare alla regione Amazzonica in quanto a ricchezza biologica e culturale.
I piani dei governi che si sono avvicendati, per l’estrazione del rame, risalgono a oltre 15 anni fa, e la popolazione locale non é mai stata d’accordo. Due compagnie multinazionali hanno dovuto lasciare la regione per la pressione delle proteste. La preoccupazione principale degli oppositori é relativa alla distruzione definitiva della foresta primaria.

Solidarietá con Intag

Su iniziativa di Salviamo la Foresta e del gruppo degli Amici dell’Intag in Germania, in poco meno di una settimana sono state raccolte, in tutto il mondo attraverso la pagina web, oltre 61.000 firme, in solidarietá con gli abitanti dell’Intag.  In una lettera al Presidente Correa si é chiesto che non venga estratto il rame e che vengano rispettati i Diritti della Natura e il principio del Buen Vivir, sanciti nella Costituzione dell’Equador. Inoltre, si é chiesto l’arresto della  campagna di diffamazione contro le persone e le organizzazioni locali che si oppongono alla miniera di rame, per appoggiare invece le alternative di sviluppo propostee sostenute dalle comunitá e organizzazioni locali.

Il documento é stato consegnato lo stesso martedí 16 aprile assieme alle 61.000 firme al Ministro Coordinatore dei Settori Strategici, Sig. Rafael Poveda Bonilla. Successivamente, gli attivisti hanno esibito i loro striscioni durante la conferenza del Presidente Correa, nella quale hanno fatto chiara allusione alla loro solidarietá con gli abitanti dell’Intag, richiamando l’attenzione del Presidente Correa.
Diritto di replica

Vista la parzialitá del discorso del presidente, abbiamo qui la possibilitá di rispondergli

Il presidente ha affermato che: “ 61.000 firme di cittadini di tutto il mondo non sono niente, se paragonate ai 5 milioni di votanti che lo hanno eletto democraticamente.” Peró, nessuno di questi milioni di cittadini saranno sicuramente d’accordo  con la distruzione delle ultime foreste tropicali primarie di montagna, che son o ancora intatte, nel nord dell’Equador.
La vicina provincia di Esmeraldas vede ormai  la foresta solo come un ricordo del passato, molto remoto. 

“E se voi fate una campagna perché noi non si estragga il minerale, allora potete anche  farne una affinché l’europa non consumi il rame”, ha sentenziato Correa. Poiché non é diretta al suo governo, ma alle autoritá competenti, il signor Correa non sa che questa campagna per denunciarel’uso massiccio  di rame, tra gli altri minerali, giá esiste in Europa.

Come ben dice Correa, i prodotti delle miniere sono imprescindibili  per i trasporti, “non sarete venuti di certo a piedi” ha chiosato. Peró Correa non vorrá di certo distruggere il suo paese per fornire i paesi del Nord con i proventi delle miniere.
Correa ha fatto riferimento alla Costituzione dell’Equador che sancisce i Diritti della Natura. Gli ecologisti gli hanno fatto presente immediatamente che questi a nulla servono se rimangono sulla carta e non si rispettano.

Un’altra delle argomentazioni presentate da Correa é che le ONG che criticano il suo governo fanno “il gioco del neoliberalismo”.  Peró il gioco del neoliberalismo lo sta facendo il suo governo con la sua politica della crescita a tutti i costi , nonostante dica di tenere le redini lui stesso dello sfruttamento delle risorse naturali.  Anche se lo sfruttamento delle risorse e degli esseri umani passasse dalle compagnie private allo stato, l’incidenza delle grandi societá cinesi, statunitensi o canadesi continua ad essere di grande portata in Equador. É di poche settimane fa la notizia riportata da molti quotidiani italiani rispetto agli incontri avvenuti a Quito in un noto hotel della capitale, tra i rappresentanti del governo ecuatoriano e dirigenti di compagnie petrolifere cinesi interessate ad un appalto per lo sfruttamento del petrolio.

Non esistono, i cosí  tanto decantati da Correa “investimenti stranieri – peró alle giuste condizioni”.

Con una punta di scetticismo, Correa dice anche che “ nonostante alcune organizzazioni e porzioni della societá civile – in questo caso europee – possano essere animate da buone intenzioni, quello che chiedono é infantile.”
“Infantili”, sono per lui anche le organizzazioni ecologiste equatoriane di grande tradizione, quando si ritrova privo di argometi. Sa benissimo che il suo piano economico é carico di contraddizioni. Egli stesso lo dice, “a voi non piace la miniera e nemmeno a me piace”.

Messaggi per il presidente Correa

La gente dell’Intag la invita a visitare la loro terra. Si rechi in visita il prima possibile. Vada a conoscere un modello di sviluppoalternativo e locale, frutto di anni di dibatti, peró soprattutto di sforzi. Nel mentre gli oltre 61.000 preoccupati per le sorti dell’Intag, rimaniamo attenti e attendiamo la risposta, promessa,  alla nostra petizione. Non ci possiamo lamentare per l’attenzione che ha prestato il Presidente alla nostra petizione. Grazie per la cortese attenzione presidente Correa!