Unitevi a noi per fermare il genocidio di Bolsonaro!

Donne indigene del Brasile marciano contro la distruzione della foresta Le donne indigene in Brasile protestano contro la distruzione dei loro territori (© Apib Comunicação - CC BY-SA 2.0)

In Brasile, avvocati e difensori dei diritti umani hanno chiesto alla Corte Penale Internazionale dell'Aia di aprire un'inchiesta contro il presidente Bolsonaro. Bolsonaro incoraggia i crimini contro l'umanità e il genocidio dei 300 popoli indigeni del Paese sudamericano.

News e aggior­namenti Lettera

CA: Fatou Bensouda, procuratore della Corte Penale Internazionale dell'Aia

“La Corte Penale Internazionale deve indagare il presidente Bolsonaro per genocidio e i ripetuti attacchi contro le popolazioni indigene in Brasile.”

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Il 27 novembre 2019, un gruppo di avvocati brasiliani per i diritti umani, insieme alla commissione per i diritti umani Dom Paulo Evaristo Arns, ha consegnato un plico di 71 pagine alla Corte Penale Internazionale (CPI) dell'Aia.

Il gruppo ha chiesto a Fatou Bensouda, il procuratore responsabile della CPI dell'Aia, di avviare un’indagine sul presidente Bolsonaro per istigazione al genocidio e attacchi sistematici contro le popolazioni indigene del Brasile.

Il Brasile si trova in una situazione di emergenza, ed è per questo che abbiamo preso questa drastica misura contro il nostro stesso presidente. È necessario proteggere i diritti del nostro popolo, dice José Carlos Dias, ex ministro della Giustizia del Paese.

Il governo di Bolsonaro promuove l’aggressione nei confronti delle popolazioni indigene e delle loro terre con il pretesto di promuovere lo sviluppo dell'Amazzonia. Dietro le agressioni e il mancato rispetto dei diritti di quasi un milione di indigeni del Brasile ci sarebbe un piano prestabilito.

L'obiettivo, dichiarato, di Bolsonaro è quello di sfruttare le aree protette aprendo il passo alle miniere e al taglio in grande scala di legname, alle piantagioni di soia e di canna da zucchero e all’allevamento di bestiame.

"Il nostro sistema giudiziario non è in grado di condurre un'indagine indipendente e imparziale sul presidente Bolsonaro", dice Eloísa Machado, professore di diritto costituzionale. Le condizioni attuali del Brasile rimandano in modo preoccupante ai tempi della dittatura militare.

Ora i difensori dei diritti umani in Brasile ripongono tutte le loro speranze nel procuratore della CPI. Infatti, a dicembre la CPI dell'Aia ha dato avvio alle indagini preliminari nei confronti del presidente Bolsonaro per istigazione al genocidio e attacchi sistematici contro le popolazioni indigene.

Infor­mazioni

Alcuni avvocati brasiliani e un influente gruppo di difensori per i diritti umani, tra cui sei ex ministri del governo, accusano il presidente di estrema destra Jair Bolsonaro davanti alla CPI di promuovere il genocidio della popolazione indigena brasiliana.

Il Collettivo brasiliano di avvocati per i diritti umani (CADHu) e la Commissione per i diritti umani di Dom Paulo Evaristo Arns (Commissione Arns) hanno recentemente presentato una "nota informativa" a Fatou Bensouda, procuratore presso la CPI dell'Aia. Il Colletivo ha richiesto una "indagine preliminare sull'incitamento al genocidio e sui numerosi attacchi sistematici alle popolazioni indigene" voluti da Bolsonaro.

Bensouda, si era riservato di richiedere informazioni ai governi del Brasile e di altri paesi, alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni intergovernative, alle ONG e ad altre fonti per decidere se chiedere o meno il permesso per un'indagine.

Le azioni, le parole e le omissioni di Bolsonaro riguardo ai diritti ambientali in Brasile possono essere classificate come attacchi alla popolazione civile, secondo il documento.

 

All'inizio di marzo 2020, una delegazione di indigeni brasiliani https://apublica.org/wp-content/uploads/2019/11/e-muito-triste-levar-um-brasileiro-para-o-tribunal-penal-internacional-diz-co-autora-da-peticao.pdf ha denunciato all'Organizzazione delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra gli omicidi e i furti di terra subiti.

 

Il 5 febbraio il governo di Bolsonaro ha presentato al Parlamento il disegno di legge 191/2020, che prevede la evacuazione delle aree indigene protette per l'estrazione mineraria, l'industria petrolifera, gli impianti idroelettrici e i progetti agroindustriali. Pochi giorni dopo, in una riunione del 18 febbraio, una delegazione indigena ha chiesto al Presidente del Parlamento, Rodrigo Maia, di respingere il progetto di legge.

 

Secondo Human Rights Watch https://www.hrw.org/world-report/2020/country-chapters/brazil, la politica di Bolsonaro incoraggia le reti criminali che praticano il disboscamento illegale nella regione amazzonica e minacciano e usano violenza contro gli indigeni, i residenti e i funzionari ambientali.

 

20.000 cercatori d'oro illegali hanno già invaso la riserva degli indigeni Yanomami. Stanno abbattendo la foresta, distruggendo i bacini fluviali contaminandoli con mercurio altamente tossico, che viene utilizzato per condensare le pagliuzze d'oro.

 

I minatori sono possibili portatori di malattie contro le quali gli indigeni non hanno alcuna difesa immunologica - una questione attualmente estremamente importante e delicata -, portano alcolici, istigano alla prostituzione e usano metodi violenti.

 

Gli indigeni si oppongono a questo stato delle cose e chiedono che i loro diritti sanciti dalla Costituzione siano rispettati e che i loro territori ancestrali restino incontaminati. Bolsonaro incita deliberatamente all'odio contro gli indigeni, che descrive come "animali da zoo", "uomini preistorici" e ostacoli allo sviluppo del paese.

 

Invece di sanzionare e allontanare i saccheggiatori dalle aree protette, il 5 febbraio 2020 ha presentato la proposta di legge con l'intenzione di evacuare anche le riserve indigene per aprire il passo all'estrazione mineraria, la deforestazione, le grandi piantagioni di soia e canna da zucchero e l'allevamento di bestiame.

 

Il bilancio annuale della sua politica: 9.166 chilometri quadrati – equivalente alla superficie totale dell’isola di Cipro -   di foresta disboscata o bruciata, secondo l'istituto statale di monitoraggio satellitare INPE. Ciò significa che da quando Bolsonaro è salito al potere, la percentuale di deforestazione è aumentata dell'85%.

Poiché i dati relativi alla distruzione dell'ambiente non erano di suo gradimento, Bolsonaro, per tutta risposta ha licenziato il direttore dell'istituto INPE. Bolsonaro ha poi affermato che i responsabili dei devastanti incendi forestali sono gli ambientalisti e le ONG straniere.

 

Ulteriori informazioni:

APIB, 24 gennaio 2020. Articulação dos Povos Indígenas aciona PGR contro Bolsonaro por crime de racismo: http://apib.info/2020/01/24/articulacao-dos-povos-indigenas-aciona-pgr-contra-bolsonaro-por-crime-de-racismo/

 

Lettera

CA: Fatou Bensouda, procuratore della Corte Penale Internazionale dell'Aia

Gentile Signora Fatou Bensouda,

Secondo le organizzazioni per i diritti umani, indigene e ambientaliste, il governo brasiliano del presidente Jair Bolsonaro sta commettendo gravi violazioni dei diritti umani.

In qualità di pubblico ministero presso la Corte Penale Internazionale dell'Aia La esortiamo a dare avvio ad una "indagine preliminare per incitazione al genocidio e per i continui attacchi sistematici contro le popolazioni indigene" in Brasile, da parte del presidente Bolsonaro.

Il Collettivo brasiliano degli avvocati per i diritti umani (CADHu) e la Commissione per i diritti umani di Dom Paulo Evaristo Arns (Commissione Arns) Le hanno già chiesto di procedere in tal senso attraverso una "nota informativa "* e durante un incontro tenutosi il 27 novembre 2019.

*: https://apublica.org/wp-content/uploads/2019/11/e-muito-triste-levar-um-brasileiro-para-o-tribunal-penal-internacional-diz-co-autora-da-peticao.pdf

News e aggior­namenti

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239.835 firmatari

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