Gruppo di ara scarlatti nel Parco nazionale di Yasuní, nell'Amazzonia ecuadoriana. Gli ara scarlatti fanno parte della ricca biodiversità di Yasuní (© Daniel Mideros) Veduta aerea di Yasuní, punteggiata di nubi La conservazione dello Yasuní assume un'importanza globale in tempi di cambiamenti climatici (© Daniel Mideros) Rana nel Parco nazionale di Yasuní, Ecuador. Primo piano Molte specie non catalogate potrebbero abitare Yasuní (© Andres Novales) Manifestazione del gruppo YASunidos per chiedere che il petrolio di Yasuní sia lasciato nel terreno. Portano uno striscione con scritto “La corruzione uccide lo Yasuní #YasuníEnLaConsulta”. Gli yasunidos si sono mobilitati per 10 anni chiedendo il referendum che sarà finalmente possibile il 20 agosto 2023. (© Yasunid@s) A Chone, Manabí, Ecuador, un gruppo di persone fa campagna per il Sì allo Yasuní nel referendum del 20 agosto 2023. © Yasunidos

Sì allo Yasuní: il petrolio deve rimanere nel terreno

Yasunidos è un movimento ecuadoriano attivo dal 2013 per un obiettivo molto chiaro: impedire l'estrazione di petrolio nel blocco ITT, in parte ceduto all'industria petrolifera nel cuore del Parco Nazionale Yasuní, uno dei luoghi più ricchi di biodiversità al mondo. Il 20 agosto hanno fatto la storia dimostrando ches si possono produrre i cambiamenti di cui il pianeta ha bisogno.

Panoramica del progetto

Tema(i)Habitat

Obiettivo/i Monitorare l'esito del referendum e mantenere il petrolio dello Yasuni nel sottosuolo

Attività Campagna di informazione; Mobilitazioni

 

Con grande impegno e un'ampia diffusione in tutto il Paese, Yasunidos è riuscito a raccogliere e presentare più di 756.000 firme per realizzare un referendum vincolante per impedire lo sfruttamento petrolifero nello Yasuní. Successivi brogli e irregolarità hanno impedito lo svolgimento del referendum fino a dieci anni dopo.

Ma alla fine giustizia è stata fatta. Dieci anni di duro lavoro si sono concretizzati il 20 agosto con un referendum nazionale. È stato il primo referendum nazionale indetto dai cittadini su una questione ambientale e ha visto la vittoria del “Sì”. La vittoria non è solo per l'Ecuador, ma per il mondo intero. Questo non solo impedisce l'apertura di altri pozzi petroliferi, ma significa anche che quelli esistenti dovranno essere progressivamente chiusi entro un anno al massimo, ovvero nell'agosto del 2024. Tuttavia, il governo ha già espresso in diverse occasioni e in vari contesti la sua intenzione di non rispettare il referendum e non possiamo abbassare la guardia.

La campagna non può fermarsi e continua a garantire che il risultato del referendum venga attuato senza ritardi e che lo sfruttamento petrolifero nello Yasuní venga interrotto il prima possibile. C'è ancora molto da proteggere. Soprattutto, bisogna fermare l'etnocidio delle popolazioni indigene e proteggere la biodiversità prevenendo il cambiamento climatico.

Impedire un ulteriore sfruttamento petrolifero a Yasuní-ITT e l'apertura di nuovi pozzi di petrolio sarà un passo importante verso una società post-petrolifera.

 

Unitevi al movimento per proteggere l'Amazzonia e impedire l'etnocidio delle popolazioni indigene nel Parco nazionale di Yasuní, che sta avendo un impatto globale.

“Il momento che stiamo vivendo in Ecuador per la difesa dello Yasuní è cruciale”.

Se volete sostenere gli Yasunidos, utilizzate l'area donazioni di Habitat.