
Il vero volto del litio e dell'uranio per le popolazioni indigene del Perù
Il Quelccaya, in Perù, è il più grande ghiacciaio al mondo in una zona tropicale. Dal 1974 è considerato un "termometro" mondiale del riscaldamento globale. Si trova a più di 5600 m di altitudine, tra il distretto di Corani-Puno e la provincia di Canchis-Cusco. È lungo più di 17 km e ha una superficie di 44 km², con una calotta di ghiaccio di 200 m di spessore.
Il ghiacciaio Quelccaya è minacciato dalla fame di litio e uranio. La società Macusani Yellowcake, di proprietà della società mineraria americana Lithium-Canada, possiede 167 concessioni minerarie sulla montagna innevata Quelccaya e dintorni, per una superficie di 93.000 ettari. Si trovano tra le province di Carabaya e Melgar nel dipartimento di Puno e la provincia di Canchis nel dipartimento di Cusco.
In Perù, durante la pandemia, la società Macusani Yellowcake avrebbe approfittato del momento di vulnerabilità in cui lo Stato non è stato in grado di dare pronte risposte per offrire "progetti di sviluppo" ad alcune delle comunità colpite, al fine di ottenere sostegno per le sue operazioni estrattive. Secondo quanto riferito, questo processo ha portato a una divisione tra le comunità locali. Allo stesso tempo, il confino durante la pandemia di COVID-19 ha creato nuove barriere alla mobilitazione sociale.
Tra le altre cose, le compagnie minerarie hanno utilizzato la narrativa che sostiene che il litio fornirà "energia pulita per le Americhe", però le loro concessioni per estrarre litio e uranio che si estendono per 93.000 ettari sul ghiacciaio tropicale Quelccaya destano preoccupazione. Il ghiacciaio è una fonte fondamentale di acqua dolce per le comunità e gli ecosistemi locali.
In quest'area ci sono 7 comunità contadine quechua che affrontano una situazione storica di abbandono da parte dello Stato peruviano. Per sopravvivere, allevano camelidi (alpaca) e realizzano manufatti in fibra di alpaca. Le comunità nell'area di influenza diretta del progetto minerario sono anche impegnate in attività agricole, come la coltivazione di patate amare.
Nel suo rapporto, Diritti umani e ambiente, l’organizzazione DHUMA denuncia e svela come le compagnie minerarie approfittino di queste esigenze e della mancanza di informazioni e opportunità.
La DHUMA fa parte, come Salviamo la Foresta, della Coalizione CAMP https://miningpandemic.org/es/ contro la “pandemia mineraria”, che da due anni documenta a livello globale come l'industria mineraria abbia approfittato della pandemia COVID19 per far progredire le proprie operazioni in totale impunità. In America Latina, la Coalizione ha documentato ad oggi 16 casi in 9 Paesi.
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Il rame è un metallo molto diffuso nella società dei consumi, con svariate applicazioni che vanno dalla generazione di energia, fino all’automozione, le telecomunicazioni ed il settore delle costruzioni. Non si trova solo nei cavi elettrici, ma anche nei mulini a vento e nei pannelli solari. Il rame è presente ovunque si produca e si necessiti condurre elettricità.