Palma da Olio

Piantagione di palma da olio in Perù © Rettet den Regenwald / Mathias Rittgerott

La palma da olio cresce nei paesi tropicali e si sta espandendo rapidamente per l'implementazione di piantagioni industriali a discapito delle foreste tropicali. Si utilizza per ottenere olio vegetale utile per prodotti alimentari, la cosmesi e gli agrocombustibili (biocombustibili).

La palma da olio cresce nei paesi tropicali e si sta espandendo rapidamente in forma di monocoltivazioni industriali a discapito delle foreste tropicali. Si utilizza per ottenere olio vegetale per prodotti alimentari, la cosmesi e gli agrocombustibili (biocombustibili).

  1. Che cos’e’ la palma da olio o palma africana?

È un tipo di palma il cui nombre scientifico e` Elaeis guineensis. È una pianta perenne e di tardo e lungo rendimento la cui vita produttiva puo`durare fino a 50 anni. Inizia a produrre i suoi frutti a partire dai due anni e mezzo dalla semina e giunge alla sua maggiore produzione intorno ai 20, 30 anni di vita (12 m di altezza), dopo di che`la sua produttivita`diminuisce e la pianta non e`piu`redditizia, soprattutto per l’altezza che raggiunge, arrivando ai 40 m!. È una pianta tipica della regione tropicale (foresta umida tropicale), cresce ad una altitudine al di sotto dei 500 mslm. Il suo frutto e`di colore rosso.

  1. Che cos’e`l’olio di palma?

L’olio di palma si estrae dalla polpa del frutto della palma da olio mediante diverse operazioni. Si produce in forma di monocoltura in grande scala e si esporta dalle zone tropicali al mercato globale (soprattutto l’Unione Europea, Cina, India e USA). È il secondo olio vegetale piu`commercializzato e consumato nel mondo (dopo l’olio di soia), nel settore alimentare, industriale ed energetico. Per questo l’olio di palma e`una materia prima strategica nel settore degli agro- affari. I guadagni sono da capogiro.

  1. Dove si produce l’olio di palma?

La palma da olio cresce nei climi tropicali, i maggiori paesi produttori sono: Malesia, Papua Nuova Guinea, Camerun, Uganda, Costa d’Avorio, Cambogia, Filippine e Tailandia, cosi`come la Colombia, l’Ecuador, il Peru`, il Brasile, Guatemala, Messico, Nicaragua e Costa Rica. In questi paesi la palma da olio si sta espandendo rapidamente sostituendosi ad ecosistemi come le foreste tropicali, in forma di monocolture industriali. Le monocolture industriali occupano estese porzioni di terreno privando cosi`le popolazioni locali del loro diritto a produrre i loro alimenti nel rispetto delle condizioni della loro terra e della loro cultura alimentare tradizionale. La conseguenza di questo e`che mentre l’olio di palma e i suoi derivati si commercializza maggiormente nei mercati internazionali, i paesi produttori si vedono obbligati ad importare alimenti. Per questi motivi, organizzazioni sociali, ambientaliste e di diritti umani hanno criticato fortemente l’espansione indiscriminata della palma da olio.

  1. Come si espande la palma da olio?

I problemi ambientali che nascono dall’espansione delle piantagioni di palma da olio a discapito delle foreste tropicali causano la distruzione dell’ecosistema e quindi della sua biodiversita`. Inoltre nelle piantagioni di palma da olio vengono usati pesticidi altamente tossici, come il Paraquat o il Gramoxone, estremamente nocivi per la salute degli esseri umani e l’ambiente. A dimostrazione di cio`basti pensare che la coltivazione della palma si e`rivelata tossica nella maggior parte dei paesi che l’hanno implementata dove si sono riscontrate epidemie e malattie gravi. Oltre ai problemi ambientali e sanitari si riportano costantemente problemi sociali, conflitti sindacali e soprattutto gravi violazioni dei diritti umani che arrivano anche all’omicidio.

  1. Che cos’ha a che vedere l’espansione della palma con la deforestazione?

La sostituzione delle foreste a favore delle piantagioni industriali di alberi favorita dai politici locali di molti paesi e`stata identificata ufficialmente come una delle maggiori cause di deforestazione a livello mondiale (p.e. in paesi come Malesia, Indonesia dove il livello di deforestazione e`aumentato drammaticamente negli ultimi anni, in proporzione diretta con l’espansione della palma). Nonostante molti paesi e aziende sostengano che le piantagioni di palma si espandono su terre degradate o “marginali”, cio`che e`certo e’ che la maggior parte delle terre sono utilizzate o sfruttate da persone che si sostituiscono alle popolazioni locali e il concetto di terre “marginali” e`molto relativo. In molti casi la frontiera agricola viene estesa a forza dalle monocolture provocando cosi`la deforestazione. Per queste ragioni, nella pratica, le monocolture come quelle di palma da olio prendono il posto delle foreste tropicali ed altri ecosistemi, provocando una grave deforestazione. È risaputo che la sparizione delle foreste pregiudica l’umanita`nel suo insieme: la deforestazione e`conseguenza della perdita di gran parte della biodiversita`, del cambio climatico, della desertificazione e l’erosione progressiva del suolo. Inoltre le piatagioni di palma comportano l’inquinamento dei corsi d’acqua e il propagarsi di epidemie e malattie per la rottura del dell’equilibrio ecologico ei cambiamenti nella catena alimentaria. Questo significa che la conservazione del’acqua, del suolo, della flora e della fauna sono seriamente minacciati dalle pintagioni di palma nei pesi nei quali si stanno espandendo.

  1. Le piantagioni di palma: provocano o contengono il cambio climatico?

L’espansione delle monocolture di palma da olio si mantiene a discapito della degradazione, l’incendio delle torbiere e la deforestazione, le quali implicano ingenti emissioni di biossido di carbonio nell’atmosfera. A questo si aggiungono le emissioni per la perdita di carbonio del suolo, l’uso di fertilizzanti nitrogenati, le emissioni dei macchinari agricoli e la perdita dei depuratori di CO2. L’olio di palma si utilizza per la produzione industriale di agrocombustibili. Nonostante il fatto che questo tipo di agrocombustibili siano presentati come amici dell’ambiente, ci sono studi che dimostrano che aumentare il quantitativo di agrocarburanti, importando olio di palma, aumenta le emissioni di CO2 anziche` ridurle.

  1. Per chi e per che cosa l’olio di palma?

L’olio di palma si trova negli ingredienti di moltissimi prodotti alimentari che consumiamo quotidianamente. Tutti noi consumiamo olio di palma che implica la deforestazione delle foreste tropicali. L’olio di palma si vende ad aziende come Unilever, Nestle e Procter & Gamble e ad altri grandi marchi dell’alimentazione, cosmetica ed agrocombustibili.

  1. Chi trae beneficio dalle piantagioni di palma?

Le piantagioni di palma da olio sono altamente redditizie. Sono notevolmente meccanizzate ed il numero di lavoratori contrattati e`molto relativo in proporzione alla superficie della sua estensione. Cio`nondimeno nelle piantagioni di diverse parti del mondo si sono riscontrati conflitti a livello lavorativo di forte intensita`. Sono solo le grandi aziende produttrici che traggono il maggior beneficio dalla commercializzazione, pertanto le piantagioni non sono affatto un’opzione di sviluppo locale. Nonostante in alcune parti del mondo e in via sperimentale esistono progetti in piccola scala, nella maggior parte dei casi la piccola produzione e`risultata poco o per nulla redditizia dovuto alle fluttuazioni del mercato. Per altro, secondo il Foro Permanente per gli Interessi dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite, 60 milioni di indigeni nel mondo corrono il rischio di perdere le loro terre e i loro mezzi di sussistenza per l’espansione delle piantagioni per la produzione di agroenergia. Molte piantagioni di palma si stanno espandendo su terre che sono state reclamate da comunita`indigene alle quali i governi nazionali non riconoscono i loro diritti territoriali ancestrali o indigeni (per esempio in Indonesia). Questo significa che ne`gli indigeni o altre popolazioni locali, ne`i lavoratori o i piccoli produttori beneficiano dell’espansione della palma, ma solo le grandi aziende palmicultrici che appartengono delle elite locali o di grandi multinazionali, le quali alla fine controllano grandi estensioni di terra, aggravando lo sfruttamento dei lavoratori, causando maggiore flusso migratorio dalla campagna alla città, quindi povertà, conflitti sociali e violazioni dei diritti umani.

  1. Qual’è la responsabilità dei paesi occidentali negli impatti descritti relativi alle piantagioni di palma da olio?

Senza prestare la dovuta attenzione alle denunce di centianaia di ONG ambientaliste e sociali, della societa`civile, di scienziati e rappresentanti di diversi organismi internazionali che hanno parlato degli impatti di dimensioni inaclcolabili, l’Unione Europea ha fissato una percentuale obbligatoria del 10% di impiego di energia rinnovabile per l’energia ed il trasporto. Questa percentuale stimola una domanda massiccia di materia prima per la produzione di biocombustibili dato che attualmente non esistono altre fonti rinnovabili di energia che siano sufficientemente sviluppate. L’olio di palma e`una delle materie prime che si usano per la produzione di biocombustibile o agrocombustibile che quindi determina l’aumento della sua domanda e necessita`. In seguito alle critiche che sono sorte e per guadagnare la fiducia sociopolitica sulla questione, l’Unione Europea e altri organismi e istituzioni propongono di elaborare criteri formali di sostenibilita` per la produzione di materie prime per gli agrocombustibili. Nonostante cio`, come abbiamo gia`spiegato, la coltivazione di palma da olio, come tutte le monocolture agroindustriali, NON È ne`potra`MAI essere sostenibile.

  1. La certificazione delle monocolture di palma da olio costituisce una garanzia di sostenibilità?

Le iniziative di certificazione delle monocolture di palma sono state catalogate dalle organizzazioni ambientaliste come un tentativo ulteriore per ripulire o mascherare le caratteristiche fondamentalmente dannose dell’agroindustria. Gli ambientalisti sostengono che i processi di certificazione non sono una garanzia di soluzione dei problemi provocati dalle monocolture e che per questo motivo, le piantagioni di palma da olio non sono nè mai saranno sostenibili, data la logica stessa di produzione. Una di queste iniziative di certificazione e`la Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile (in inglese è RSPO - Round Table on Sustainable Palm Oli). La RSPO e`un processo di certificazione volontaria promosso da grandi ONG (come il WWF) e la grande industria. I marchi di certificazione sono stati pensati piu`come uno strumento di espansione del business della palma che come una strategia per limitarne gli impatti ambientali e sociali. Molte delle aziende membri della RSPO continuano a distruggere grandi porzioni di foresta umida, violando i diritti umani come nel caso della Wilmar International nell’isola di Bugala - Uganda- e in Indonesia; altri casi sono la PT SMART, Agro Group e IOI group in Indonesia, la FEDEPALMA in Colombia o la Unilever sempre in Indonesia, in Malesia e in Costa d’Avorio. È evidente che l’interesse principale di questo processo di certificazione della “sostenibilita`della palma da olio” e`puramente commerciale. Non sussiste nessuna vera intenzione di contenre gli impatti sociali e sui diritti umani, se non la tendenza a occultare la gravita`dei crimini, le irregolarita`ed il controllo paramilitare relazionato con l’agrobusiness della palma da olio in peasi come Indonesia e Colombia.

  1. Che cosa si puo`fare per evitare la distruzione delle foreste tropicali e delle popolazioni colpite dall’espansione della palma da olio?

Diventa necessario evitare nuove deforestazioni e conversioni dell’uso del suolo per la coltivazione della palma da olio; non si deve distruggere un ettaro in piu`degli ecosistemi naturali per implementare la coltivazione della palma da olio. Per questa ragione bisogna esigere ai governi dei peasi produttori di:

  • Fermare immediatamente l’espansione delle piantagioni di plama da olio

  • Proteggere i diritti umani dei popoli indigeni edelle comunita`contadine colpite dalle piantagioni in grande scala e che le loro terre e territori siano rispettati

  • Riparare intergralmente i danni a livello umanitario ed ambientale causati dall’imposizione delle monocolture in grande scala e per le violazioni dei diritti umani da parte delle forze armate statali e dalle imprese private

  • Risolvere i conflitti derivanti dall’appropriazione della terra vincolata alla monocoltura della plama; restituire le terre ancestrali alle comunita`sfollate per le monocolture e applicare il Convegno 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro OIL ovunque questa sia pertinente

  • Dare soluzione ai processi giudiziali, denunce ed altri reclami presentati dalle comunita`colpite.

All’Unione Europea chiedere perentoriamente:

  • L’eliminazione della percentuale obbligatoria del 10% di energia rinnovabile per energia e trasposrto, che in altre parole significa un aumento esponenziale della domanda di olio di palma per il mercato europeo, per la produzione di combustibile e per generare elettricita`. L’eliminazione degli incentivi come l’esenzione di imposte e sovvenzioni per gli agrocombustibili industriali, includendo i finanziamenti per il commercio di carbonio, la cooperazione intrenazionale, lo sviluppo ed il credito di organismi multilaterali come la Banca Mondiale o la Banca Interamericana per lo Sviluppo.

  • Una moratoria per le importazioni ai olio di palma

  • La cancellazione delle realazioni commericiali delle aziende compratrici di olio di palma con i fornitori di materie prime per agrocombustibili che sono in corso di attuazione. Sarebbe auspicabile che in questo processo, i responsabili politici della UE riuscissero a comprendere, finalmente, che per definizione, le monocolture industriali in grande scala, come quelle di palma da olio non sono ne`ambientalmente ne`socialmente sostenibili.

  • Allo stesso tempo a livello ufficiale ne`la UE, ne`le aziende dovrebbero avvalersi della falsita`della presunta sostenibilita` o “trucco verde” della lobby dell’industria dell’agrobusiness come la RSPO, per giustificare l’espansione indiscriminata della coltivazione della palma che trae benefici solo alle grandi aziende a discapito delle popolazioni del pianeta creando una falsa idea di comportamento responsabile rispetto al consumatore finale.

  1. L’espansione della palma e`una minaccia per il futuro?

Non e`una minaccia per il futuro, se non una delle cause piu`importanti e peroccupanti di distruzione delle foreste tropicali attualmente. Molti dei danni provocati dall’agroindustria di palma da olio nei paesi tropicali sono ormai irreparabili. A dimostrazione di cio`vi presentiamo alcuni esempi critici di espansione di palma:

In Indonesia i conflitti per l’espansione delle piantagioni di palma sono aumentati: le grandi aziende stanno espropriando illegalmente i contadini e contrattano servizi di vigilanza privata per imporre lo stato di fatto. solamente nel 2006 si sono documentati 350 conflitti agrari e 1753 casi di violazione di diritti umani.

Il piano strategico per l’implementazione di specie agrocombustibili per lo stato del Chapas in Messico - progetto sperimentale a livello nazionale - stabilisce come superficie potenziale di riferimento nello stato del Chapas l’equivalente di 900.000 ettari (la settima parte della superficie dell’intero stato!). Sono gia`stati implementati, a sude della foresta Lacandona, due vivai per la palma africana, i piu`grandi dell’America Latina. Questo megaprogetto viene catalogato dalle organizzazio i ambientaliste e sociali localo come ecocida ed etnocida poiche`spinge alla privatizzazione della terra delle popolazioni indigene e delle comunita`contadine del Messico per le quali e`un bene comune.

In Colombia l’espansione dell’olio di palma e`relazionata con le gravi violazioni dei diritti umani e abusi conseguenti. Nel bacino del Curvarado`e Jiguamiando`- Choco`- sono stati documentati 113 omicidi compiuti da paramilitari che lavorano per compagnie palmicultrici, affinche`queste si impossessino dlle terre che legalmente appartengono a comunita`di origine afrocolombiana. I gruppi paramilitari operano con l’appoggio della Brigata 17 dell’esercito colombiano e sono responsabili di 13 sfollamenti forzati. La strategia paramilitare attuata con la complicita`dell’esercito colombiano prevede la sospensione del traffico economico, l’omiciodio selettivo, massacri e tortura. Nonostante l’evidenza di illegalita`nell’implementazione delle piantagioni di palma (riconosciute dai giudici, dalle istituzioni sociali e assistenziali colombiane e dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani) e la distruzione delle vite umane da essa causata, il governo colombiano non ha ancora preso provvedimenti concreti per prevenire le violazioni e i crimini o per restituire la terra rubata alle comunita`afro colombiane. Si sono registrati conflitti anche a Tumaco, Magdalena Medio, Vichada, Meta e nelle regioni amazzoniche.

In Ecuador le piantagioni di palma da olio causano la distruzione delle foreste primarie uniche che costituiscono il territorio ancestrale e comunitario delle comunita`, esauriscono le loro fonti d’acqua, di alimentazione, di medicina tradizionale, sorgenti della loro vita spirituale e culturale. Attualmente il Piano strategico Agrario e Forestale del governo prevede l’implemantazione di oltre 450.00 ettari di palma, oltre ad altre monocolture per la produzione di agrocombustibili, occupando le foreste tropicali e le coltivazioni per uso alimentare in territori indigeni, afroecuatoriani e di comunita`contadine. Il loro diritto umano all’acqua e`fortemente violato.

In Peru`, nella foresta Amazzonica nelle regioni come San Martin e Loreto, la politica del governo centrale e l’attivita`delle compagnie plamicultrici sta provocando la distruzione di migliaia di ettari di foresta vergine. Senza alcuna consultazione con le popolazioni locali, migliaia di ettari di foresta sono state date in concessione a aziende palmicultrici che stanno deforestando dal 2006 e imponendo lo sfollamento forzato delle comunita`locali che stanno resistendo a questo esproprio violento.

In Guatemala si e`dato inizio a megaprogetti di palma da olio per la produzione di agrodiesel provocando una accellerato cambiamento nell’uso della terra che ha colpito la sovranita`alimentare delle zone rurali, cosi`come lo sfollamento di grandi porzioni della popolazione contadina tradizionale.

Elaborato da Guadalupe Rodriguez, Salviamo la Foresta, guadalupe@regenwald.org febbraio 2010

Approfondimenti:

Wikipedia, Eleais guineensis

Wikipedia -Tavola Rotonda per l’Olio di Palma sotenibile

Documeto PDF: Dichiarazione internazionale contro il “maquillage verde” delle mono colture della Tavola Rotonda per l’Olio di Palma sostenibile

Documento PDF: Gli agrocombustibili e il mito dei terreni marginali

 

 

 

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Veduta aerea di una piccola comunità lungo una strada rettilinea, sullo sfondo le piantagioni di palma da olio avanzano e riducono la foresta pluviale. La piccola comunità di Gonçalves, immersa nella foresta pluviale, è circondata dalle piantagioni di palma da olio dell'azienda Agropalma. (© Cicero Pedrosa Neto / Global Witness)

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Olio di palma dalla foresta amazzonica: né verde, né equo, né sostenibile.

L'olio di palma dell'azienda brasiliana Agropalma ha dieci diverse certificazioni biologiche, eque e sostenibili. Lo acquistano multinazionali come l'italiana Ferrero, Kellogg's e Nestlé. Ma sembra che molti terreni delle piantagioni siano commercializzati illegalmente. La popolazione denuncia le violazioni dei diritti umani.

Informazioni ulteriori

CA: Aziende alimentari, certificatori internazionali e associazioni che assegnano i sigilli di certificazione, autorità brasiliane

“Rifiutiamo le certificazioni fraudolente! Le aziende alimentari e di certificazione assicurano che non ci sia accaparramento di terre e non ci sia violenza.”

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