
RDC: il governo sceglie “petrolio anzichè foreste”
Con grande sorpresa generale, il governo congolese ha deciso di aprire all'esplorazione 52 nuovi blocchi petroliferi nelle torbiere della Cuvette Centrale, mettendo a repentaglio una biodiversità inestimabile, il clima globale e i diritti delle popolazioni. Questa decisione è contestata dalle organizzazioni locali per la protezione dell'ambiente.
Il governo di Kinshasa ha annunciato la sua decisione il 2 maggio 2025, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli né mappe o coordinate precise. Ai 52 nuovi blocchi petroliferi se ne aggiungono altri tre che erano già stati assegnati alla società CoMiCo.
Un eventuale sfruttamento petrolifero nella Cuvette Centrale, che ospita il più grande complesso tropicale di torbiere del pianeta e uno degli ultimi grandi pozzi di carbonio, avrebbe conseguenze disastrose sulla lotta contro le crisi climatiche e l'estinzione delle specie. L'assegnazione di questi blocchi petroliferi vanificherebbe la pretesa del Congo di essere il “paese della soluzione” e sarebbe contraria all'accordo di Parigi sul clima. I finanziatori internazionali che cofinanziano la protezione della foresta in Congo, in particolare la Francia, la Germania e la UE, dovrebbero allarmarsi.
La coalizione “Notre Terre Sans Pétrole” chiede la sospensione del processo
Le organizzazioni ambientaliste lanciano l'allarme. 176 organizzazioni congolesi e internazionali, riunite nella coalizione “Notre Terre Sans Pétrole”, respingono all'unanimità questo processo in una dichiarazione congiunta.
La coalizione teme che i giacimenti petroliferi si estendano su foreste estremamente ricche di biodiversità e aree protette. Inoltre, l'ubicazione dei nuovi blocchi si sovrappone chiaramente alle zone del Corridoio Verde Kivu-Kinshasa (CVKK), un ambizioso progetto di ripristino ecologico presentato solo pochi mesi fa che si estende dalle province del Kivu, a est, fino alla capitale, a ovest. Ciò “equivarrebbe a sacrificare le comunità locali e le popolazioni indigene sull'altare di uno sviluppo illusorio, miope e fondamentalmente ingiusto”, si legge nella dichiarazione.
“Petrolio anzichè foreste, una scelta distruttiva del governo”
Di fronte a questa nuova evoluzione, la coalizione “Notre Terre Sans Pétrole” (La nostra terra senza petrolio) chiede al governo congolese:
- L'immediata sospensione del processo di vendita dei 52 blocchi petroliferi nella conca centrale;
- L'annullamento dei tre blocchi petroliferi e di gas già assegnati;
- Una moratoria totale sull'esplorazione e lo sfruttamento di petrolio e gas nella RDC
L'alleanza invita in particolare i partner internazionali, i finanziatori e le imprese a «non sostenere, finanziare o partecipare a questi progetti distruttivi, che tradiscono le aspirazioni del popolo congolese a un futuro di pace, giustizia e dignità».
Un precedente bando di gara annullato nel 2024
Nel luglio 2022, il governo della Repubblica Democratica del Congo aveva già tentato di mettere all'asta 27 blocchi petroliferi nel paese. Nell'ottobre 2024, ha annullato il processo, in particolare a causa di irregolarità giuridiche e del mancato interesse dell'industria petrolifera. Tuttavia, i blocchi petroliferi situati sulle rive del lago Albert, da cui il petrolio potrebbe essere esportato attraverso l'oleodotto EACOP in costruzione tra l'Uganda e la Tanzania, rimangono di attualità.
Salviamo la Foresta si impegna in alleanze con diversi partner e petizioni contro i progetti petroliferi in Congo e contro l'oleodotto EACOP.
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